70 Miglia di mare

Una spinosa pianta di agave a ridosso del mare, nascondeva quel pezzo di
murgia che scendeva a precipizio verso l’acqua profonda, fatta di gole
sotterranee e di anfratti marini, dove la luce è straniera e i colori si perdono
nell’oscurità dell’intenso. Era nascosta là: aspettava il prossimo barcone
che l’avrebbe condotta in Italia. Tra poco più di un’ora e mezza sarebbe
stata sull’altra sponda. Su quello sperone di terra che ogni giorno mandava
le sue onde radio, i suoi suoni, le sue canzoni.
Avrebbe potuto vedere finalmente i volti di un mondo sempre ascoltato e
non ancora visto. Forse molto più simile al suo di quanto potesse
immaginare.
Nelle sue memorie, cercava con fierezza i ricordi di bambina, quando di
fronte al fuoco, nelle notti umide d’inverno, ascoltava i racconti di sua
nonna, che con voce roca rievocava l’antica amicizia:” l’Italia e l’Albaniaraccontavano
quelle parole – erano come due sorelle, amiche intime,
sempre lì, insieme, l’una di fronte all’altra”.
Bagnate dalla stessa acqua di mare, dove il sole poggia il suo calore
quando sorge, e dà il benvenuto agli uomini di mare, ai pescatori, che con
la gioia del mattino si siedono sulle rocce, proprio lì, di fronte all’altra
terra, l’Italia, che come una buona vicina di casa augurava loro una buona
giornata.
Così immaginava di essere lì, in una terra nuova, ma dai colori conosciuti
e caldi, familiari, che l’accoglieva così come i suoi nonni avevano accolto
le loro genti, perché per entrambe le culture, l’ospite è sacro, sacro come
un semidio.
Non avrebbe avuto brutte sorprese al suo arrivo, perché erano amici,
vicini, fratelli e perchè ancora oggi noi siamo amici, vicini, fratelli, uniti da
solo 70 miglia di mare!

Bruna Mocka

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