Ho incontrato … il Gargano

Oggi, qui a Pescara, è una giornata un po’ anomala….
Questo stavo pensando mentre ero allungata sul mio divano preferito.
Avevo da poco finito di pranzare e dopo una giornata di scuola colma di stanchezza,
guardavo un film.
Provavo, in quel momento, una sensazione di meravigliosa spensieratezza.
Piano piano, mi addormentai col filino d’aria che mi cullava e mi dava la giusta
frescura…che piacere!
Proveniva dalla finestrella del retro cucina.
Non sentivo nulla, voi direte: certo dormivo! Ma no, a volte anche quando si riposa
si riescono a sentire dei leggeri rumori.
Questi rumori che udivo facevano parte dell’ambiente familiare e mi davano
tranquillità.
Avevo bisogno di queste cose, questi ultimi giorni di scuola erano stati davvero
faticosi e la stanchezza si faceva sentire. Forse, col pensiero delle vacanze, mi calai
nel mondo dei sogni.
Ma dove mi trovavo? In un territorio aureo, sì proprio così, il paesaggio era dorato
dal sole che emanava luce dappertutto.
Contrastava col verde intenso dei pini d’Aleppo.
Ma dov’ero? Vidi un cartello che mi indicava la direzione per Manfredonia. Ero sul
Gargano. Che bella vacanza mi aspettava! Avevamo l’albergo in quella cittadina, ma
il giorno eravamo sempre in giro.
Peschici, Rodi, e più verso l’interno Carpino, Cagnano. Posti tutti da scoprire.
Ce ne andavamo per i boschi, e in quei sentieri spariva anche il segnale del cellulare,
che pace!
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Il tempo si allungava e noi tornavamo stanchi in albergo mentre l’astro lucente del
sole era già scomparso sotto l’orizzonte.
Pensavo che era bello esplorare quel territorio nei particolari.
Mai visitare i posti con la fretta o con la stanchezza addosso, altrimenti non si
capiscono le cose importanti.
Il secondo giorno di vacanza, mentre eravamo nella piazzetta di uno di quei paesini,
vidi una bambina che mi osservava da capo a piedi e non staccava lo sguardo da me.
Ma che voleva? Sembrava di circa dieci anni, era esile, le lineature del suo viso erano
così delicate che pareva essere stata disegnata. Aveva i capelli mossi, castani e
grandi occhi azzurri, quasi da ipnosi.
Lentamente si avvicinò a me e ci salutammo senza timore.
Si chiamava Asia.
Io le dissi che venivo dall’Abruzzo, precisamente da Pescara.
Presto prendemmo confidenza e io le dissi che era fortunata a vivere in un posto
così.
Lei sorrise e mi rispose:
-Sì, il paesaggio è bello e ora c’è tanta gente, ma poi quando tutti vanno via le cose
non sono proprio così, forse ti piacerebbe sapere com’è qui la vita in inverno.
Io la ringraziai, era una bella opportunità poter conoscere un’altra realtà dalla voce
di chi ci viveva.
Stavo morendo dalla voglia di ascoltarla.
Così con un sorriso smagliante le dissi:
-Certo! Io sono qui ad ascoltarti, ho tutto il tempo tanto i miei genitori sono andati a
visitare quella chiesa laggiù!
Cominciò col parlarmi dei giovani, si riferiva in particolare a quelli della mia età:
-In inverno qui è tutto desolato, c’è tanto silenzio, niente turisti ed anche tanta
tristezza. Le attività ricreative non ci sono nemmeno a pensarci, niente sport e
quindi anche tanta noia. E’ tutto lontano da qui! E’ come se si trasformasse tutto da
bianco a nero. Sparisce tutto. Quei colori e quelle luci dell’estate così gioiosi…via in
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un batter d’occhio! Quel periodo dell’anno è molto spento. I giovani non avendo
nulla da fare finiscono nell’alcol e a volte nella droga, credendo che lo sballo sia
un’alternativa alla noia e al non far nulla. Anche le scuole sono distanti da qui, quindi
molti ragazzi decidono di lasciarla, sia per pigrizia sia per motivi economici. Molte
volte quando passo con i miei genitori davanti alle piazze, le stesse che d’estate
sono calpestate da tante allegre persone, le vedo sporche e inquinate dalle tante
bottiglie vuote lasciate dai giovani.
E’ proprio nel vedere tutto ciò che si prova tanta tristezza.
Questo territorio così bello che, con il cambio di stagione si trasforma e mostra la
sua vera faccia, mi spinge a dover fare qualcosa.
Asia era molto provata, forse questo era un modo per dirmi di aiutarla così che forse
un minimo sarebbe cambiato.
Ad un tratto mi svegliai di soprassalto a causa degli squilli assordanti del telefono di
casa.
Riflettendo, mi chiesi: ma come mai avevo fatto questo sogno?
Probabilmente mi era stato dettato dal ricordo della vacanza che avevo fatto lì da
bambina.
Decisi così, senza perdere nemmeno un secondo, di scrivere una storia fantastica
per farla leggere a tutti i miei amici e far conoscere a tutti il Gargano, nella sua parte
meravigliosa ma anche in quella da cambiare.

D’Ostilio Claudia

 

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