Premiati XIII° ed. – Sezione Poesia
1º PREMIO: “Esodo” – Mario Rolando Mangiocavallo
Terra di rovi e di sassi rapita al mio silenzio
nell’occhio del giorno che sale.
Il mio stupore è uguale al tuo sussulto.
A te io ritorno e agli orti che bruciano di verde, alle gialle dune di sabbia incantate al sole.
Io passo sulle tue zolle senza Cristo gonfie di presagi
del sangue del fratello
che in te affonda per un pane mai consumato.
E ti attraverso nell’acqua dei ricordi tra le bianche conchiglie oscillanti nell’azzurro moto del mare:
meridiana d’amore
che raggiunge il mio nome dagli usci abbandonati,
dalla pioggia che a notte scrolla il fuoco dalle colline,
l’arsura dalle bocche aride.
La tua voce è un abisso indeclinabile
che ha l’orma di un’alba
a cui avvolgo nel mio tempo
la pietà dei vivi e la memoria dei morti.
2º PREMIO: “La mia farfalla di bellezza audace” – Adolfo N. Ab.
Gonfio il petto d’orgoglio
appropriandomi d’un merito non mio
per la bellezza della mia farfalla,
posata per stanchezza o turbamento
o desiderio di sole e di calore
su d’una fogliolina verde sconosciuta
dolce e selvaggia spuntata lì da sola
nella terra sotto l’albero in città.
Quante strade di sole e d’azzurro avrà percorso
a sfidar venti improvvisi molto di lei più forti
quante paure di piogge e di rapaci avrà vissuto
e a quante foglie indenne sarà passata accanto
quante corolle di fiori scintillanti avrà usato
come rifugio immobile sfuggendo alla cattura
quanti profumi di vergine natura avrà odorato
e quanti amori avrà incantato come carezza lieve!
Vestita solo di bellezza audace la mia farfalla
sparge sorrisi dipinti su tela dai versi dei poeti
distende l’ali e dona ingenui generosi abbracci
e mostra senza più paura della sua fragilità
affascinanti simmetrie splendenti d’arcobaleno
anela a libertà perenne, quindi ripiglia il cielo
rassicurata da sguardi protettivi e lenti
che parlano d’amore e vola via da me.
3º PREMIO: “Grida la terra” – Maria Assunta Oddi
Grida la terra che soffoca rimpianti di grappoli fulvi.
Grida il cielo con voce sorda di polvere tra profumi spinosi.
Grida il mare su appassiti loti dorati sotto l’occhio delle stelle.
Oh, viscida serpe di fumo spirata d’altari urbani
E da grigie ciminiere sulla brezza insana mai più
Donerai l’azzurra chiarità di un fiore.
Non odi la carrucola che stride inaridita
Come livido artiglio sul pozzo seccato del mondo!
Eppure so di un tempo antico verde di erbe
Rosso di papaveri in volo sulla ventarola
Dell’orizzonte fino alle fronde di faggi e querce.
Eppure ricordo dell’arcobaleno i colori
Brillanti di sole salire su carri di nubi
E farne velieri di luce infinita dove incantata
Sorride la vita armoniosa e fraterna nel fresco
Sussurro di un limpido rivo di monte.
Non odi ancora strani rumori!
Ascolta il ronzio festoso tra le siepi rugiadose!
Son tornate le api nel meriggio a far del mondo
arnia di miele dolce come la pace tra gigli bianchi.
Luco dei Marsi 15-02-2024.
MENZIONE SPECIALE DELLA GIURIA:
“Legàmi”- Fabrizio Nardone
Sempre
Quando vedrò il bacio
D`un padre a un figlio
Due volte piangerò
Una per commozione
L’altra per dolore
Sempre
Quando vedrò un padre
Giocare col suo bambino
Due volte sorriderò
Una per emozione
L’altra per passione
Sempre
Quando padre e figlio vedrò
Penserò
A tutto il dolore
A tutte le emozioni
A tutte le passioni
Padri e figli sono altrove
Dove nascono passioni
Dove giocano emozioni
Dove urlano dolori
Dove tutto nasce
E solo il silenzio muore
Quel silenzio che zittisci
In cui sparisci
Rifiorisci
Gridando
Da quell’altrove
Ciao Amore!
“Le tue lacrime”- Maurizio Albarano
Solo i poveri conoscono il significato della vita; chi ha soldi e sicurezza può soltanto tirare a indovinare.
(Charles Bukowski)
Le tue lacrime come le mie
non hanno sapore
e scendono sul viso
ricolme di un pianto antico…
Cercano un rifugio nella notte
soprattutto se la luna rischiara
gli angoli di un sorriso smorzato.
Dormi su questo letto di cartone
adagiato come una fredda “cosa”
nei tuoi sogni impossibili
rivedi come un lampo
la tua vita illuminata di dolore
e ascolti così le voci a te care
gl’intimi sguardi e il calore di un sorriso…
Nella prima penombra del mattino
quando il sole a mezz’aria
ha paura di mostrarsi
ti svegli per i morsi della fame
tra gli sguardi distratti dei passanti…
So che tu puoi solo
attendere l’ora che passa
nel silenzio assoluto
del tuo spirito che più non rugge
senza più memoria
senza più identità
perché le tue lacrime come le mie
scendono tranquille
senza far rumore…
“Casa mia è albero grande” – Nunzia Nista
Casa mia è un albero grande
Con rami rugosi
Le sue foglie sono verdeggianti
Non ha finestre né porte
Casa mia è uno spazio irrisolto
Leggera e gioiosa, frugale e semplice
Casa mia è un albero grande
Con radici ben nascoste
Robuste e forti
Non ha pareti né pavimenti
Casa mia è un tempo lontano
Tortuoso e ripido
Casa mia è un albero grande.