Premiati VIII° ed. – Sezione Poesia

1º PREMIO: MATTEO PEDICILLO – “Al di là del mare”
“L’infanzia dell’autore sa allargare le proprie maglie esistenziali, per accogliere quella di bambini di oggi, sconfiggendo, attraverso il ricordo, la riflessione e un’espressione poetica mirabile, spazi e tempi angusti di un presente adulto. La lirica sa dire attraverso il non detto, significare attraverso i sentieri polisemici che traccia. E il viaggio è davvero magico.”

Al di là del mare c’è un sogno sfuggente,
tra le nuvole impervie, una luce raggiante.
Un bimbo diventa un marinaio imprudente.
Il sole riscalda il suo volto pulito,
mentre scorge dal molo con lo sguardo ammaliato
le opportunità rivelate dal mondo infinito:
l’odore delle onde cavalcate da delfini,
storie di vecchi eroi saraceni,
segreti nascosti come sottomarini.
Al di là del mare c’è un cuore trafitto
che gli occhi celano in un mondo perfetto,
lasciando alle spalle un altro conflitto,
l’amicizia che dura una vita,
la terra leggera come la seta,
l’amore che non lascia alcuna ferita.
Al di là del mare c’è un altro orizzonte
che il sole riscalda da levante a ponente
da cui partono sogni che fanno da ponte.
Effondono il futuro come frequenze radio,
non lasciano stralci, non portano odio,
squarciano confini come tagliente gladio.
Al di là del mare c’è un bambino curdo-siriano,
o forse italiano.
Forse proprio di Cagnano.

 

2º PREMIO: LUCIO MARCHESIELLO – “Un cielo di Ricordi” (‘U cìle d’ì rekòrde)
“Un uso magistrale del vernacolo contribuisce ad esprimere appieno la profondità di sentimenti custoditi al centro del cuore, che entrano in collusione con un presente smagato, disilluso, troppo lucidamente consapevole del paradiso perduto. Per sempre. Poesia struggente.”

Quanne passe ‘annanze ‘a kàse
addò so ‘nnàte
s’agapre ‘u cìle d’i rekòrde d’ù
passate!
Akijùde l’ùkkìe e me pàre de jì a
kaparrète,
sènde ì vòce de mammà e papà,
tòrne kriatùre
e…nen m’ù krede !
Vède venì, d’a vanna mìje i sore,i
fràte,
i kumbagne e i krestiane kè
hagghie tande amàte
e kè, mò, ‘nge stanne kkiù e kè so….
vulàte!
Li lagreme skòrrene e skangèllene ù
surrìse
e me descète sop’a ‘na tèrra frèdda
frèdde….
assàje lundàne da quìllu Paravìse!

Traduzione letterale:
Quando passo per la casa dove
son nato,
s’apre il cielo dei ricordi del
passato!
Chiudo gli occhi e mi sembra di
tornar indietro:
Sento le voci di papà e mammà
,torno bambino
e … non me lo credo!​
Vedo venirmi incontro le sorelle, i
fratelli
gli amici e le persone, che ho
tanto amato
e che non ci son più e che son…
volati!
Le lacrime scorrono e cancellano il
sorriso
e mi risveglio sopra un terra
fredda, fredda..,
assai lontana da quel Paradiso!

 

3º PREMIO EX AEQUO: CANDELORO LUPI – “Corri bambino”
“Candeloro: il plancton nostalgico di cui si nutre il ritorno al passato è denso e poeticamente coinvolgente. Il sogno di poter cancellare il il dolore intercorso nel frattempo, inevitabilmente frustrato e frustrante, non perde la magia, che sostanzia la vera poesia.”

Corri bambino sul tuo verde prato,
è tua la primavera coi suoi fiori.
Specchiati nell’acqua d’un ruscello,
tendi le braccia al cielo, tu lo puoi.
In questa mia stagione senza fiori
è secco il prato, arido il ruscello
e se tendo le mani verso il cielo
mi perdo tra le nuvole in tempesta.
Perciò mi specchio in te, indegnamente,
perché in te ritrovo la purezza,
l’ingenuità, la gioia della vita.
Forse non puoi capire,
ma mentre guardo gli occhi tuoi ‘sì puri,
guardare il cielo dicendo agli anni: andate,
io sogno di tornar bambino
e cancellare tutto il del passato.

 

3º PREMIO EX AEQUO: NATALIA ANZALONE – “Bambole”
“La perizia nell’uso della parola poetica, mai fine a se stessa, diviene strumento di evocazione di mondi possibili, in cui passato e presente si intersecano e confondono per aprire luminosi varchi dell’animo.”

le bambole le bambine
le bambole le abitano
affondano le manine
nei colori delle stoffe
se n’impastrocchiano gli occhi
maravigliati e distratti
che i tessuti si sfilano
e s’imbozzolano piano
come a sera le corolle
in boccioli son ravvolte
profuma la lana rossa
di ciliegia appena colta
traluce il bianco cotone
il tepore della pianta
le bambole le bambine
le bambole le abitano
infilano le forbici
nei colori della carta
piegano da riga a riga
occhi cartolai sui tratti
le sagome si slacciano
come farfalle dal foglio
e attendono rosa nude
costumi abiti da mare
la tenuta da passeggio
il gattino e il cagnolino
d’abitare a loro volta

MENZIONE SPECIALE DELLA GIURIA:
– NAOMI PINTO – “L’importanza di uno sguardo.
“Rara sensibilità e profondità di riflessione in una giovanissima autrice, che già sa fare dell’arte della versificazione un pregevole canale di espressione e comunicazione. La lirica irretisce nella sua rete che ha già conosciuto tempeste”.

Mi piacerebbe scrivere
Ma non lo so fare.
Guardo il foglio ed inizio
Ad immaginare.
Chiudo gli occhi e sento la
Mia anima tremare.
Sento emozioni che
Mi son difficili da spiegare.
Vorrei uscire dal mio
Corpo e il mondo visitare,
Ma i miei occhi stanchi
Ormai non me lo fan fare.
Rivedo me stessa negli
Occhi dei bambini,
Quegli occhi grandi e
Pieni di colori.
Poi mi guardo allo
Specchio e mi chiedo
Quando manchi
Al giorno del giudizio e la
Mia anima si affanna.​
Rivedo me stessa
Da bambina
E gli occhi finalmente
Son tornati quelli di prima.

– MICHELE STEFANIA – “Semino fittizie speranze.
“La lirica è un chiaro esempio dell’alto valore polisemico della poesia. Il sé del presente, alla ricerca del senso del proprio essere, comunica con il sé che porta in seno il passato, l’infanzia, le radici. Ed è qui che passa il senso o, almeno, la sua ricerca.”

Semino fittizie speranze
laide discrepanze dei miei giorni.
Accumulo fieri vuoti
intenti caduchi
umani bisogni.

Non vede chi sono
non dice chi sono

Inquieta luce impervia
palesami il nome.
Dipingi l’anima
dona un nuovo colore.
Certa è la vita, la via qual è?
Certo, è la via
la mia qual è?

Soffio d’estate in brezza marina
e passi distanti.
Assenza di rimpianti in questa mattina
speranze aletrnate.
Un gesto teso
ripone la domanda

E’ la via?
E’ la mia?
Certo, è la mia.
La via qual è?

 

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