Menzioni della giuria “Coraggio della creatività nell’anno COVID”
MENZIONE DELLA GIURIA
“CORAGGIO DELLA CREATIVITÀ NELL’ANNO COVID”
Andrea Mancino – “La vita negata”
Rinchiuso
Entro meste mura domestiche
Tra gli affetti de la mia carne
Mi manca l’aria,
Ancor viva è l’immagine
Del tramonto a pena discorso.
Prostrato rifletto la mente
Di lunghi giorni addietro
Stanche le membra
Faticate da assurde frenesie.
Complice l’oscurità improvvisa,
Finalmente poso ‘l capo
Sovra un vecchio talamo usato
E lì ripongo i miei sogni a venire.
Ne la quiete notturna vedo…
Alberi maestosi come d’un bosco
Fitto di ombre o di foresta…
E a tratti un sole che
Mi acceca la vista e poi…
Una balconata…e come….
D’un lago ampio e festoso…
Che si confonde col sereno…
E d’un paesino candido..
Come di presepio vivente.
E quanti amici del loco…
Che non posso abbracciare…
Con cui rammento d’aver condiviso la gioia..
Ed il convivio..e la bellezza de la natura….
E de la musica…e de l’arte….
E quanti volti..e quanti sorrisi…
Come di angeli e di arcangeli…
Mi sveglio madido di sudore..
Una lacrima mi solca il viso…
In tanto la luce d’un giorno nuovo..
Fende la stanza ancora buia..
Come a lenire antiche ferite..
Complice il mio iride opaco
Che stenta a catturare..
Colori troppo vivi e arcobaleni..
2 maggio 2020.
Teresa Di Maria – “Kàlena”
Ti stagli nella valle
Abbazia di Kalena
Superba solitaria imponente
Segnata dalla gloria
Dalla storia
Custodita nella memoria
Luogo di culto antico
E teatro di vita contadina
Tempio dei padri
Affaccendati
Tra le tue possenti mura
Preziose custodi di arte
Spiritualità e mistero
Rivedo il nonno
Come fosse ieri
Fiero e austero
Che offre fichi d’india
A visitatori e fedeli
Che puntuali
Si recano in preghiera
Mio padre sul cavallo
Ragazzo giovane bello
Foto sbiadite
Con premura custodite
La nonna e le zie affaccendate
A impastare farina
Per pane e dolci in allegria
Si aggirano le loro ombre
Intorno all’abbazia
E mi piace ascoltare
Il silenzio nel rumore
Della mia fantasia
Davanti a Kàlena
Luogo del Cuore
Carla Calanca – “Il viaggio”
Il virus nichilista
nemico invisibile e incessante
deprime e uccide.
E come sgradito ospite inatteso
spezza l’equilibrio e blocca i sogni.
In questa solitudine forzata
puntualmente scandite
incessanti parole
ci rincorrono giorno dopo giorno
contagiati… deceduti…guariti….
generano paura, sofferenza, angoscia e
interminabili silenzi.
Giunge il mutismo che invade lo spazio e prende il sopravvento.
Un insieme di errori antichi, un groviglio di sentimenti irrisolti,
di emozioni, riflessioni, disilluse speranze
e fiumi di pensieri che tracimano.
Vuoti di fame interiore
non tentiamo più di capire il nostro enigma
e blocchiamo l’evoluzione.
Senza sosta e difese
docilmente ci lasciamo vivere.
Non si esce dalla prigione di carne,
non si va nel segreto inesplicabile.
Restiamo fermi sulla soglia
davanti all’ingresso del desiderio
affacciati nel profondo delle notti.
Ma in questa guerra senza fucili
resistiamo, perdiamo qualcosa e miglioriamo.
Ci arricchiamo senza il superfluo e
sopravviviamo ai divieti.
Lentamente si apre la finestra percettiva
e il diario di bordo si colma
giorno per giorno
di abitudini, spazi contenuti, consuetudini mentali
fantasie, intimità, confessioni insospettate.
Immagini di erotici infelici e amori pericolanti,
di amori magri di corpo
e corpi magri di amore.
A metà del viaggio un segreto volere,
una pausa, una tregua,
un ponte offerto a quote di sofferenza e insofferenza,
e al termine del viaggio
la ripresa
di amorose regie e seduttive strategie
e la fine
di assenza sensoriale e di mancanza dell’altro.
Ignoreremo i volti inquietamente vinti e
l’amarezza resterà zitta con semplicità sorridente.
Rivedremo le rondini e e andremo incontro al vento,
udiremo un suono, un piacere,
come un eco arrivato dal silenzio,
senza paura.
Franco Cardarelli – “Pittura parlante”
Nessuno mi fermò!
Rubai due finestre,
tre finestre, quattro….
Un’infinità di finestre.
Non riuscii a prendere
quello che racchiudeva,
La natura.
L’ho dipinta.
I pittori rubano.
Restituiscono i poeti.
Adriana Russi – “Jeanne”
Fu
l’ultima volta
l’ultimo sorriso
l’ultima preghiera.
Lei si strappò l’anima
cavandosi gli occhi
e nessuno poté più
guardarci dentro.
Fu
l’ultimo battito muto del ventre
l’ultimo silenzio dell’assenza
l’ultima attesa
l’ultima stanza vuota.
Fu
l’ultimo amore
ucciso da sé stesso
e come neve
in volo
si andò a posare
morbido
sul mondo.
Fu
l’ultima mano
che con foga dipinse
dell’azzurro
degli occhi suoi
tutte le strade della città.
Fu
un attimo breve
quel giorno lontano
in cui Parigi
si fece cielo
e le disse Addio
per l’ultima volta.