Non Più Mute

C’ è un dolore che non porta al pronto soccorso , che non diviene dato statistico, che non urla, che non indossa l’ abito rosso degli ematomi o delle costole rotte.
Non sempre.
C’è un dolore riservato – quanto sono evocative le parole: relegato in una riserva, come un indio, soffocato, latente eppure pervasivo, quotidianamente nutrito, pasciuto.
è il dolore muto.
Il dolore blu.
Il blu degli occhi bassi, umiliati, forse non sottomessi, ma a volte resi rinunciatari, delle donne.
Troppi occhi blu.
Troppi .
É l’afonia di quel dolore che vogliamo provare a…curare.
Far emergere, slatentizzare, dare voce: queste le parole d’ordine che sostanziano il progetto che, come donne in travaglio, abbiamo partorito.
C’ è ancora troppo dolore negli occhi di TROPPE donne a impedire il passaggio della gioia nella loro vita, talora a fiaccarne lo spirito, a sbarrare il passo alla consapevolezza di sé, del loro valore, della pienezza del loro ESSERE.
Narrare, narrarsi, oggettivare paesaggi interiori, dare forma, sulla pagina, a stati resi informi da una violenza subdola, in doppiopetto e col maquillage, equivale a vedere se stessa, la propria condizione, a “parlare”, piano o, magari, a urlare , a riacquistare la voce, forse a sillabare per la prima volta, nuova Eva.
É vero, la narrazione può divenire terapia, catarsi palingenesi.
Per questo abbiamo pensato a questa traccia per la seconda edizione del CONCORSO LETTERARIO
IL ROVO:
“Non è vero che tutti i libri sono importanti. Non è vero che tutte le donne incarnano un racconto pregno di senso.
Le parole del loro racconto, in questa terra, sono le rocce su cui inerpicarsi, il sudore sulla schiena curva a estirpare broccoletti o a raccogliere olive, il sapore salato e amaro sulle guance violate da mani nodose tra le pareti di una casa grande, eppure angusta fino all’asfissia, la forza atavica di raddrizzare la schiena e andare, andare, andare …con passo deciso e occhi mai bassi.
Non è vero che tutte le lingue sono uguali. Qui, sul Gargano, se ne parla una più antica, trasmessa dalle donne alle donne di questa terra; le maestre, allieve di ieri, tramandano così da sempre un codice ancestrale.”
La donna garganica trascende spazi e tempi, per assurgere a simbolo di tutte le donne.
Di ogni donna.
Scriviamo questa lettera perché sensibilizzare a questo tema, a noi troppo caro, richiede sostegno.
E noi, donne e uomini del Gargano e del mondo, che abbiamo istituito questo concorso: Sarah Pelusi, Rita Pelusi, Anna Leo, Ottavia Iarocci, Sara Di Bari, Michele Pio Romito, sostegno chiediamo a chi mostra di avere a cuore lo stesso tema.

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