Premiati VI° ed. – Sezione Prosa

PRIMO PREMIO: ANALEMMA di Federico Giagnorio

SECONDO PREMIO: SULL’AURELIA A TESTA IN GIÙ di Rocco Carella

TERZO PREMIO: LE MIE NOTE di Ingrid Santoro

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PRIMO PREMIO

ANALEMMA

di Federico Giagnorio

Prosa deflagrante nella sua essenzialità, perizia lodevole nella ricerca della parola scevra da fastidiosi orpelli e virtuosisimi. La parola assurge a veicolo di necessità esistenziali, di bisogni, di dolori, del Dolore, quello più intimo, più profondo, vissuto fino al midollo, che si lascia attraversare da note musicali e pagine scritte, ma non molla la presa, attanaglia e pone ferocemente di fronte a se stessi, ormai sconosciuti eppure in grado di interrogarsi sui confini, sul limen tra follia e presunta sanità.

Le pareti sono bianche e imbottite, credono possa farmi del male.

Ero una sognatrice sveglia, pensavo che l’amore fosse per sempre. È durato abbastanza per portarmi alla pazzia, così dicono. Amare è una pazzia.

Entrai come persona per diventare una cosa. Dal sogno all’incubo è un istante, mi sono perduta nel mezzo.

Un letto. Una finestra per non poterci guardare attraverso. Ogni tanto la musica mi raggiunge dal soffitto. Le pareti vicine da sentire il fiato tornarmi contro.

Ci chiudono dentro per sentirsi normali fuori. Ogni tanto li assecondo e mi premiano con un libro: ho sempre amato leggere.

Sono seduta con una finestra in mano, tanto per cambiare aria. Torno tra le sue braccia, sulle foglie della pineta. Gli acquerelli tenui tra le cime degli alberi.

Tutto si realizza senza fretta, eppure avviene: poesia enigmatica.

Il vento gioca coi miei capelli sul sentiero del ritorno e lui mi lascia ancora.

Pazzo. Pazzo.

Pazza io a stare con lui.

Non esco più dalla mia camera. Rompo lo specchio per non veder più pazzi.

Di nuovo l’uomo col camice. Mi porta via con forza e mi chiude in una stanza.

Le pareti sono bianche e imbottite, credono possa farmi del male.

SECONDO PREMIO

SULL’AURELIA A TESTA IN GIÙ

di Rocco Carella

Era un’estate di molti anni fa, ed eravamo giovani, belli, soprattutto spensierati. Eravamo partiti da Bari, con Nando, la mattina di quel lontano luglio, alla volta delle Cinque Terre. Nando guidava con aria soddisfatta la sua vecchia alfa e non dava segni di cedimento. Gli avevo chiesto più volte se avesse bisogno del cambio, ma non c’era stato verso, e così, poco prima del tramonto eravamo già dalle parti della Maremma. A un tratto la radio passa A testa in giù, il brano più giusto. Davvero quell’autostrada era un muro pieno di felicità, in quel tramonto di molti, troppi anni fa.

Mi è capitato di ripercorrere l’Aurelia, e tutte le volte ho ripensato a quel momento perfetto, quando, come cantava Pino, il feeling era sicuro ed usciva in ogni momento.

Tutto è cambiato da allora, non vedo più Nando. Chissà dove sarà ora, e che ne sarà stato della sua vecchia alfa. Molto poco è rimasto in me di quel che ero allora, ma anche oggi, che a malapena riesco a riconoscere quel ragazzo che cantava a squarciagola con Nando quel capolavoro jazz-funk di Pino, quel momento, è scolpito dentro me, intatto, eterno.

TERZO PREMIO

LE MIE NOTE

di Ingrid Santoro

Spesso quando ero bambina mia madre mi portava in una piccola profumeria della città, un giorno la proprietaria del negozio spruzzò un’essenza sui miei polsi e mi disse di non strofinarli tra loro perché avrei rotto le note del profumo. Ho imparato che la presenza di certe note sono fondamentali per ricordare i momenti più importanti della mia vita. Il cantautore Giorgio Gaber non ha mai saputo che le sue strofe e i suoi testi sono stati i principali accompagnatori dei miei ricordi, “O bella ciao” era la canzone che il mio professore delle scuole medie aveva scelto per iniziare ogni lezione di musica. “La strana famiglia” è il titolo di una canzone che riesce sempre a farmi emozionare, parla di una famiglia italiana e i suoi vizi e mi ricorda la mia durante le cene e le vacanze estive; mi ha insegnato che sono proprio le sfortune, le avversità, le tradizioni che rendono la mia famiglia unita e quando ascolto le sue note riesco a ricordare molto bene il profumo della cucina di mia nonna, le tovaglie colorate di mia zia e le risate intorno al tavolo da pranzo.

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