Luogo di meraviglie

Il Gargano è luogo di meraviglie, meraviglie che affascinano.  I Greci già prima di Cristo amavano questo lembo di Terra e gli hanno dato nome Gargano. I Garganici abbiamo grandi virtù: la pazienza di dissodare terreno pietroso per collocarvi un seme o una piantina la generosità verso chi è nel bisogno.

Ma purtroppo abbiamo la valigia pronta, per emigrare altrove, in Italia, in Europa, in Canada, in Australia, in Argentina. E quando emigriamo con il cuore amareggiato perché i tuoi frutti ti sono stati rubati o gli alberi che crescevano con si bene vengono di notte tagliati, allora si parte per non più tornare.

E stranamente il nostro Gargano in questi sessant’anni si è arricchito di casa e di conti in banca, ma non di lavoro. Chiudono così le botteghe degli artigiani e gli aratri non solcano come prima i tanti terreni che cura solo il buon Dio con la sua pioggia, i suoi venti, i suoi semi. La palla delle responsabilità, delle accuse, delle colpe viene lanciata da uno all’altro. La Famiglia, disgregatasi al trenta per cento, non ha più voglia di guidare, né di incidere,  la scuola vive di bei progetti, ma tutti ben remunerati, la Chiesa è presente solo con le sue processioni e feste da sacramento. Le sono sfuggite anche le sue belle feste tradizionali, perché la politica- vuota di ideali e carente di metodi- si è appropriata della gestione delle feste religiose popolari.

Qua e là sorgono piccole associazioni, ammirevoli per la purezza di intento, ma il lupo o la volpe sono in agguato e il gruppo o l’associazione si sgretola. Ritorna ai nostri giorni un detto,che in trent’anni era stato sfatato: “Mondo è, mondo era, mondo sarà”. Significativo che, tolta la festa patronale principale, l’unico momento maggiormente aggregante nei paesi del Gargano è il funerale. A volte funerale di una giovane vita, spenta da un’arma o dalla droga o da un incidente o da una corda al collo o dal volo dal ponte. Quello che era di tutti, incrementato anno per anno dai nostri antenati anche per stimoli negativi di chi – rivestito di autorità- chiude gli occhi, diventa “mio” “tuo” “suo”.

Il territorio si è impoverito, il canto manca. Si andava a raccogliere le olive e si cantava, andando, lavorando, tornando. Si forgiava il ferro e si cantava. Le case erano aperte a chi passando bussava e prendeva in prestito un pugno di lievito per panificare. Il boom del turismo poteva accogliere i turisti dal maggio all’ottobre ed essere lavoro in questi mesi a famiglie e a giovani. E’ mancata una saggia guida che coordinasse, come è mancato chi educando a vincere i nostri campanilismi, avrebbe forse aiutato il Gargano nord ad avere l’ospedale. Come mai nell’altro versante del Gargano si son potuti realizzare ospedali a Monte Sant’Angelo, Manfredonia, San Marco in Lamis ed aopera di Padre Pio la Casa sollievo della sofferenza di San giovanni Rotondo? Mentre nulla per i paesi Cagnano Varano, Carpino, Ischitella, Vico del Gargano, Peschici, Vieste, Rodi G. che insieme formano territorio travagliato?

Corre la ferrovia da San Severo, ma si ferma da decenni sotto Peschici; Si è iniziata la strada a scorrimento veloce dallo svincolo autostradale Lesina Poggio Imperiale, ma si è fermata fuori vico del Gargano.

Girate la sera nei nostri paesi: le sedi dei partiti e delle associazioni sono chiusi, i bar aperti. Fiumi di birra scorrono dal mattino alla sera. Chi ama il territorio del Gargano e qui vuole vivere stabilmente, più che lavorare da matto, sette giorni su sette per accrescere il conto in banca incominci a tendere la mano e a collaborare per il Gargano.

Gargano che si rinnova, dà la speranza a tutti che io non sopravvivo, ma che vivo e che scrivo pagine di Storia.

Dio ci aiuta, anche noi dobbiamo aiutarci.

(sac. Antonio Criscuoli)

Show Buttons
Hide Buttons