Premiati XI° ed. – Sezione Legalità

“La legalità a te vicina, quella che appartiene alle piccole cose e alla quotidianità dei comportamenti, può diventare habitus e cultura della legalità. Una storia, un’esperienza, un sentire, gesti ed azioni concrete possono ergersi a testimonianza e a tutela della legalità e della giustizia. Così come diceva don Pino Puglisi, “Se ognuno fa qualcosa si può fare molto.”


1º PREMIO: “Giulietta” di Maria Laura Pelusi

UN PICCOLO GRANDE GESTO. LA LEGALITÀ QUOTIDIANA.
Giulietta, come la chiamavano affettuosamente tutti a Cagnano, nonostante i suoi settantanove anni, ogni mattina apriva la porta della sua casa e prendendo la scopa di saggina, spazzava il suo uscio, poi, dopo aver sceso con qualche difficoltà i tre gradini colorati di graste di gerani e margherite, cominciava a spazzare anche il marciapiede che si affacciava sulla piazza di fronte.

Una volta quella era anche stata la sua bottega e lì, con sua sorella e sua madre, aveva spacciato salumi, pane, frutta, sapone per il bucato, pasta sfusa e burratine fresche avvolte nelle foglie di fico. Quanto tempo era passato!
Ora Giulietta non c’era più. Oriana, una giovane mamma del vicinato, aveva comprato la sua casa agli eredi.
Quella mattina la ragazza aprì l’uscio e scorte delle cartacce appallottolate ed abbandonate sul marciapiede, ricordò improvvisamente ogni gesto di Giulietta, afferrò la scopa di saggina, scese senza difficoltà quei tre gradini colorati di graste di gerani e margherite ereditati da lei e cominciò a spazzare il marciapiede che si affacciava sulla piazza di fronte.

 

2º PREMIO: “Cerini Sospesi” di Michele Stefania

Ricordo ritmi lenti e puri di una giornata di fine giugno. Ero disteso, ai piedi di un ulivo secolare e il sole strizzava l’occhio alla luna, cosciente dell’incontro, al suo ritorno. Dei ciuffi d’erba preannunciavano l’arrivo di un vento caldo da Sud-Est e nel mio cuore, albeggiava la speranza; una nuova storia da raccontare. Abituato ai costumi scuri e agli usi lascivi, attraversai il campo per raggiungere la laguna dove tutto è fermo, in apparenza. Dietro un piccolo rudere notai una figura protesa in avanti, come se fosse alla ricerca di un oggetto. Mi avvicinai facendo un cenno con la mano, lui abbassò il capo accompagnando col piede una bottiglia di plastica dietro di sé; nella mano, un pacco di cerini e gli chiesi se fumasse, annuì e poi sorrise. Avevo compreso. Aveva compreso. Feci un lungo respiro e iniziai a descrivere, ad alta voce, la varietà dei colori che erano di fronte a noi e fissandolo negli occhi: “che peccato se tutto questo diventasse nero”.

Avevo parlato.

Aveva ascoltato.

Avevamo salvato.

 

3º PREMIO: “La villetta” di Anna Maria Selvagno

La mattina in cui gli avrebbero sparato alle gambe, Michelantonio Iacovelli era partito con la sua auto, un’Opel Corsa bianca cinque porte del 2006 alla volta di Torre Mileto, una zona della costa garganica dove l’abusivismo selvaggio non aveva lasciato che una ridotta striscia di sabbia come spiaggia, peraltro corrosa dal mare, e pochissima vegetazione tutt’intorno.

La sua impresa di costruzione non andava affatto bene. Da quando non era riuscito a farsi valere impugnando un fucile o, peggio ancora, una pistola, dopo che quelli lì gli avevano rubato alcuni automezzi nel capannone, si era fatto veramente difficile andare avanti.
Nessuno voleva lavorare più per lui, aveva perso credibilità, lavoro e liquidità per poter pagare i suoi dipendenti.

Aveva deciso di denunciarli, sì, li avrebbe denunciati tutti. Non era possibile che un uomo per bene non potesse più sbarcare il lunario per colpa di quattro miserabili. Sì, quello erano, dei miserabili! Li avrebbe denunciati tutti!

La sera prima di andar a fare quel sopralluogo tecnico per la costruzione di una villetta di due piani, l’ennesima della zona che sicuramente non aveva neppure la concessione edilizia, aveva fatto due chiacchiere con il maresciallo della stazione del suo paese.

─ Sei deciso Michelanto’? Fai bene. – gli disse il maresciallo Vincenzo Di Gennaro, guardandolo negli occhi e dandogli una forte stretta di mano.
─ Gli uomini come te e come me cambiano il mondo e danno dignità al nostro lavoro.


MENZIONI SPECIALI DONNA:

“La sorpresa” di Candeloro Lupi

Tornò a casa prima del solto.
Aldo era un viaggiatore di commercio e tanti clienti non avevano trovato tempo per ascoltare le sue proposte di vendita.
Conviveva con Tiziana, ballerina dei locali notturni, che di giorno, quando lui non c’era, riposava. La copriva di doni di valore tanto l’amava.
Entrò in casa evitando di far rumore per non svegliarla, ma avvicinatosi alla camera da letto sentì mugolii e respiri ansimanti.
Contro ogni logica pensò che Tiziana stesse sognando ad alta voce anche se era evidente che non fosse sola.
Apri la porta ed ebbe la drammatica sorpresa: lei era sul loro letto con un altro uomo.
Perse la lucidità mentale vedendo quale scempio era stato fatto del suo trascorso felice.
Mai aveva avuto dubbi sulla fedeltà della sua compagna. In quel momento, ferito nel suo amore e nel suo orgoglio, lampeggiò nella sua mente una folle risoluzione: mentre l’uomo fuggiva dopo aver raccattato i vestiti dal pavimento, Aldo corse in cucina e torno con un coltello in mano.
Alle grida di Tiziana ebbe un attimo di ravvedimento: nessuno ha diritto di privare un altro della propria vita! Adirò le vie legali per riappropriarmi dei doni.

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