Premiati X° ed. – Sezione Poesia

1º PREMIO: “Eva delle nuvole – Alzheimer” di Davide Rocco Colacrai

Chiuderò la curva dell’arcobaleno per immaginarla come la tua corona

e con la riga dell’orizzonte in cielo ci farò un bracciale di regina

ma se solo potessi un giorno vendere il mondo intero

in cambio del tuo amore vero
(Cit. Max Gazzè)

Ogni notte sogno di essere la nuvola di un giardino
che fiorisce nel girotondo degli angeli
quando le ore si muovono nelle molliche umide del giorno
con cui le fate hanno segnato i loro passi d’amore
dall’immenso verso questo mondo
e il passero nel riflesso di una stagione
che si è nascosta in una parola che non so dire
è la preghiera incerta, che inciampa come una bambina
in cerca del suo equilibrio, per sondare
il cielo nei suoi crocevia sottili e profondi
quando dà sollievo al mio corpo, a volte fasciato dai cirri
altre dal mio stesso respiro, nel gesto di scolpire
sui polsi dell’orizzonte il mio nome.

Sento la luna quando in punta di piedi si allunga attraverso il lucernario
e mi sorprende come la nuda ostia di un desiderio
tra le mani di mia madre, l’eco di un universo
che vibra di batticuori dove il canto delle balene consola
quelle ombre che aspettano, come gli innamorati nella dolce incertezza,
l’ultimo miglio prima di spuntare come ossimori
a metà tra carne e pioggia
nella mezzanotte che incontra Dio.

Ogni notte cerco me stessa nelle profondità delle costellazioni
con cui fa l’amore il mio mare, ognuna un sudario
con cui benedire l’ultimo comandamento: l’arcobaleno che feconda di sogni azzurri
il mio giardino di nuvole.


2º PREMIO: “Ogni notte” di Dafne Indovina

Ci abbracciamo
amanti senza corpo
le nostre dita s’intrecciano silenziose
– pazienti radici
separate dal corso di un fiume
che si cercano
invisibilmente,
instancabilmente
– fino all’incontrarsi.
la mia linfa – la tua linfa
si uniscono
rosse scarlatte
all’acqua immortale

ancora stretti, naufraghiamo –
fino al mattino.


3º PREMIO: “CLELIA “ di Federico Marcelli

L’alito fresco delle smagliature
lo conoscevo già, però di nuovo
torno, ritorno a farmi insospettire.
Credo sia venerdì, ma il calendario
con la pubblicità del farmacista
resta in cucina e noi siamo in cortile.

Non c’è nulla di nuovo sotto al sole
già tramontato: non si vede nulla.
Ma sotto ai piedi, sulla terra sfatta,
sui bordi bui della piscina, l’acqua
fredda segna il discrimine nel tatto,
nel punto esatto in cui
ogni mezzo centimetro proposto
non si vergogna d’essersi proposto,
mentre Clelia mi invita alla discesa
leggerissimamente
scoscesa come i rantoli d’agosto.

Adesso invece è sabato. Che guaio!
Clelia è rimasta dentro al calamaio
al caldo.
E sbaglio, quando insisto per riaverla:
resta lei l’eroina della storia,
per facile che sia tornare a Roma.


MENZIONE SPECIALE DELLA GIURIA:

– “ ‘I kriatùre d’ù mùnne” (I bimbi del mondo) di Lucio Marchesiello

‘I kriatùre d’ ‘u mùnne so’ tùtte eguàle!
Assì so’ janghe, gialle o nére,
kiagnene, rìrene e zòffrene,
dòrmene, jòkene , magnene e mòrene, ‘a stessa manère!
Assì ‘i padre so’ rrè, so’ rìkke o sfasulàte,
tutt ‘akkum’ ‘a l’ate avrìnn’ esse amàte!
E, mmèce, quanne nen se parle d’i fìgghije “suje” o di
fìgghjie “lòre,”
quìlle de l’ate…no,…..no,…. nen zo’ kriatùre,
nenn’ ’i dòle!
Skitt’ ‘i lòre so’……’ pìzze de kòre !

*Note

‘I kriatùre d’ù mùnne = i bambini del mondo sono tutti eguali, se sono bianchi gialli o neri
Kiagnene…= piangono, ridono, soffrono, dormono, giocano, mangiano e muoiono
‘a stèssa manère = alla stessa maniera
Assì = se i genitori sono
rrè, rìkke o sfasulàte = re, di alto lignaggio, persone benestanti o povere
Tutte akkum’a l’ate = tutti come gli altri dovrebbero essere amati e considerati
E mmèce… = e invece, quando non ci si riferisce ai figli suoi o ai figli loro,
quìlle de l’ate, no. no. nen so’ kriatùre… = I figli piccoli degli altri, no..no (ne sono certi!) non sono bambini, non provocano in loro alcuna sensazione di mancanza o di dolore, (sono a loro indifferenti!) non sono da considerare, come i loro, pezzi di cuore!

TRADUZIONE

I bambini del mondo sono tutti uguali!
Bianchi, gialli o neri,
piangono, ridono, soffrono,
dormono, giocano, mangiano e muoiono alla stessa maniera!
Se anche i genitori fossero re, di alto lignaggio, persone benestanti o povere
come tutti gli altri dovrebbero essere amati.
E invece, quando non si tratta dei propri figli o dei loro,
quelli degli altri: no, no
non sono bambini,
sono a loro indifferenti
solo i propri figli sono pezzi di cuore.

– “DAD” di Arianna Piazza

Eravamo vicini,
insieme tutte le mattine.
Ma poi qualcosa è cambiato,
Ognuno di noi è stato blindato.
Dentro casa anche la scuola è cambiata,
Incollati ad uno schermo tutta la mattinata.
A volte avevano gli occhi doloranti,
Con giornate nauseanti.
Le interrogazioni non erano più le stesse,
dato che tutti le svolgevano senza interesse.
Molti sparivano,
e al momento dei saluti riapparivano.
Nessuno si poteva vedere,
Erano sparite anche le crociere.
La parola vacanza,
era ormai un ricordo in lontananza.
Poi tutti fuori in estate,
e passavano più allegre le giornate.
Ci siamo proprio divertiti,
giù tutte le mattine.
Il pomeriggio
a passeggio.
È quando pensavamo che il pericolo ci aveva abbandonato,
che si era allontanato,
ecco arrivato l’inverno,
e con lui è tornato anche il gelo interno.
Quindi di nuovo tutti rinchiusi,
e sullo schermo con gli occhi socchiusi.
Speriamo che il prossimo anno passerà
E che la scuola in presenza ritornerà.

Show Buttons
Hide Buttons